sabato 1 ottobre 2011

SINDACI e INCERTEZZA: non cosciente consapevolezza, ma BIZZE E PROTESTA.




I SINDACI PROTESTANO: IL GOVERNO GLI HA TOLTO I SOLDI per lavorare come han sempre fatto fin'ora e non possono più mettersi in evidenza con gli elettori spendendo, non solo con le risorse presenti, ma in moltissimi casi facendo debiti a carico dello Stato o di chi con le sponsorizzazioni finanzia le loro idee. Fin'ora i Sindaci, han sempre governato sapendo bene che chi più spende più guadagna in consensi, tra gli elettori amici, ma sapendo bene che spesso i soldi si può farne molti, anche tra i nemici. Un sistema consolidato da sempre, che dovrà finire, perchè è esattamente il sistema che ha causato insieme ad altri fattori, il debito pubblico nazionale. D’ora in avanti potranno mantenere lo stesso stile di governo solo mettendo nuove tasse locali. Con una controindicazione: se i comuni spendono di meno, diminuisce il Pil. Bisogna quindi in ogni caso, provare a far "girare" i soldi. Per questo è auspicabile avere per Sindaco, un buon ragoniere o un buon commercialista.

I sindaci, in special modo quelli di sinistra, (son quelli che conosco meglio, sicuramente ce ne sono anche a dx) non si sono mai preoccupati di chi, alla fin fine, doveva pagare il conto. Ce ne accorgiamo ora; i soldi si cercano dove sono e cioè tra quelli che hanno risparmiato e ne hanno messo da parte: i risparmiatori. L’ostilità del centrodestra contro lo stato sciupone e contro le amministrazioni locali di stampo clientelare siamo sicuri che è ingiustificata??. E’ pur vero che quando lo Stato è costretto a stringere la cinghia vengono colpiti, purtroppo, anche coloro che fanno fatica a sbarcare il lunario, ma il conto più salato lo pagano, come è giusto che sia, coloro che hanno più possibilità: soldi da parte e beni al sole.

CERTO I Sindaci PRIMA DI PROTESTARE potrebbero provare a TAGLIARE LE CONSULENZE D'ORO AI SOLITI NOTI, eliminare parentopoli, evitare il clientelismo (un modo elegante che usano quando decidono facendo doppi e tripli giochetti nei piani strutturali e regolamenti urbanistici ). Ma soprattutto QUANDO CHIEDONO costosi PARERI. Sarebbe anche giusto FARE QUEL CHE QUEI CONSULENTI DICONO (spesso invece vediamo che fanno il contrario, e cioè quel che pensavano di fare prima delle consulenze). C'è bisogno di verità. La spesa pubblica è da rivedere. Lo dicono quasi tutte le forze politiche, ma nel mettere in pratica l'operazione casca l'asino, perchè tutti vogliono incominciare dagli interessi del vicino.

Nel "pubblico" il merito è spesso solo legato alle tessere di partito, come vediamo tutti nella sanità pubblica, per i medici, tutti targati, incapaci persino di elencare i loro malati di tumore e chiedono soldi anche per incarichi a questo e quello quando con informatica e pc...è una somma. E potremmo, dopo i medici andare avanti con tutte le altre categorie. Tant'è che posizioni dirigenziali e Quadri, con posizioni delicate e di prestigio economico, cambiano ogni volta che governa una parte politica. I dipendenti pubblici non sono tutti eguali e ce ne sono di bravissimi, ma anche TANTI che occupano solo un "posto". L'esempio che han fatto il NYT e la sua giornalista del piccolo paese siciliano di Comitini, calza a pennello. http://www.corriere.it/cronache/11_settembre_16/tortora-comitini-specchio-spreco-denaro-pubblico_ef4105fa-e093-11e0-aaa7-146d82aec0f3.shtml

L'uso nei comuni delle professionalità interne, da ora in poi dovrà largamente esser praticato, magari scambiandosi anche le professionalità. Della serie "So che devi mettere in sesto le pinete e io ho un esperto, a me serve l'ingegnere per la viabilità vs dipendente, discutiamo delle ore che andiamo a impegnare ??" Peggio ancora, siamo abituati a vedere nel settore delle aziende partecipate, dove comandano tanti silurati della politica, personaggi INCOMPETENTI e preoccupati solo di fare clientelismo, ma i cui guasti sono davanti agli occhi di tutti. Lamentarsi del Governo invocando i tagli alla spesa sociale, mentre d'altro canto si invoca l'acquisto di partecipazioni a società private è pura demagogia visto che il Governo sarà costretto dalla crisi a dismettere e far dismettere a Comuni e Province le loro quote alle Società partecipate.

Un esempio di spese che i comuni possono tranquillamente tagliare, intanto quella dei consiglieri che si fanno rimborsare le spese di trasferta per andare alle manifestazioni antigoverno; ma di trasferte viaggi, rimborsi e sprechi clientelari...basta occhieggiare nei bilanci di fine anno e se ne può tagliare parecchi. Gestire le risorse finanziarie e umane in un comune è sicuramente difficile, sono tali e tanti gli errori del passato che sono ormai strutturati nel sistema che è quasi impossibile dare fiducia e speranza a chi ci lavora e si impegna.

Avere meno soldi può essere l'occasione che impone di azzerare tutto e di partire da capo, su basi di efficienza e di gratificazione del merito. Mi chiedo: gli enti locali, con meno soldi di un tempo, continueranno a sottoscrivere contratti di lavoro, per i collaboratori, di tipo egualitario, senza alcun premio per il merito ? Se lo potranno permettere, ancora per molto ? Io credo che non si potranno più permettere la quantità, ma la qualità. Possibile che con tutte le nuove tecnologie che facilitano la produttività nel privato, nel "pubblico" la produttività sia sempre la stessa ? Con tutta la nuova strumentazione tecnologica nelle imprese si fa il triplo del lavoro con gli stessi dipendenti. Pensiamo a quel che han fatto le banche. Perchè non succede altrettanto negli enti pubblici ?

Nel tempo i comuni virtuosi sono rimasti fregati. Si è finanziato i comuni per tanti anni, in base alle spese storiche. Chi aveva speso di più, otteneva di più. Conosco tanti sindaci, morigerati, che spendevano i soldi pubblici come fossero i loro, cioè con eccessiva parsimonia. Sono stati fregati, come i loro cittadini. Ma di morigerati e parsimoniosi ce ne sono stati probabilmente troppo pochi. La "macchina" Comune, è servita e serve come collocazione di un numero eccessivo di dipendenti che portano ricchezza ai luoghi ma che lo Stato non si può più permettere. La produttività, nonostante la Cgil che rema contro, ha fatto passi in avanti dappertutto, fuorchè nella burocrazia pubblica.

I Sindaci hanno buoni motivi per metterci mano, visto che i soldi sono finiti. Il problema della disoccupazione non si può risolvere mettendo a disposizione dei "posti" inutili. Chi ha qualche idea di gestione di un'azienda sa che in tempi di crisi si deve ripensare e ristrutturare, si deve utilizzare al meglio le energie disponibili e tagliare i rami secchi, si deve coinvolgere le risorse umane e tagliare quelle che non producono "valore", si deve mettere da parte le polemiche e tirare fuori il migliore entusiasmo. Si deve fare egualmente per l'azienda Italia e per tutte le realtà istituzionali.

Non solo io, credo in molti, avremmo voluto vedere consegnati ai Prefetti insieme alle chiavi delle città un piano quinquennale di risparmi e revisione della spesa, nei comuni e province, direi un 3-5% all'anno:" abbiamo contribuito alla crisi ora ci assumiamo le nostre responsabilità, e vi diciamo nero su bianco come possiamo farlo e su quali voci è possibile incidere risparmiando". In fondo è così che avrebbero fatto con buonsenso, i buoni padri di famiglia.


Clementina Piluso



http://www.0564news.it/notizia.asp?idn=19777

venerdì 3 giugno 2011

Il micro che sta nel macro

I principali obbiettivi del SISTEMA che si intravedono dopo gli ultimi fatti: privatizzazione di tutti i servizi a spese del privato, localizzati a macchia di leopardo per dare l'impressione che esista un volere della base-popolo che li affida ora ad un partito ed ora ad un altro. Ultimamente con quanto sta accadendo in Spagna vediamo avvalorato questo fatto in maniera evidente. Lo "Stato" è sempre più inteso come organo in grado di provvedere a mantenere l'ordine pubblico e il minimo del sostentamento per l'80% della popolazione; Attraverso il ruolo predominante dei politici, si giustifica in maniera dialetticamente comprensibile all'opinione pubblica, lo sfruttamento delle risorse naturali,(consumi) l'inquinamento,(se vogliamo posti di lavoro qualcosa si ha da patire) e le guerre (con cui si conquista territori poverissimi per il mercato e si fa lavorare l'industria bellica): scomparsa di ceto medio e della borghesia con il commercio inteso come vendita di prodotti delle multinazionali. Per il resto al popolo: pane e circensis
La svendita del paese attraverso la privatizzazione e l'accorpamento dei servizi pubblici rappresenta una versione moderna e soft della guerra: le guerre si fanno per togliere le risorse naturali e umane ai vinti; quindi la privatizzaizone dei servizi pubblici intesi come svendita del paese a fronte dell'impossibilità di risolvere il debito pubblico accumulato nei vari anni a causa della mafio-crazia, rappresenta una guerra moderna; nn c'è spargimento di sangue, ma gli obbiettivi sono gli stessi: togliere risorse umane e naturali ai vinti con l'approvazione della casta, dare utili a banche e multinazionali e sistemare la casta-politici che ha per sè i privilegi (che però porta vantaggi solo a loro perchè spesso gli incarichi nelle partecipate sono date a incompetenti e questo è un danno che si ripercuote nel sociale, xchè anche le partecipate vanno male se gestite da incompetenti).
La schiavitù del debito pubblico non provoca spargimento di sangue ma provoca vittime sociali a causa dell'imposta sul reddito che impongono le banche centrali ad opera del governo, facendo lavorare il cittadino appena nato con una palla al piede, che nn gli spetta e che nn merita: il debito pubblico pagato dai cittadini sono servizi pubblici non realizzati,SALUTE, GIUSTIZIA, ISTRUZIONE; in pratica diritti fondamentali che difendi solo se possiedi denaro.
UN ESEMPIO SU TUTTI:Paghiamo le tasse (tramite le varie imposizioni e le bollette) per i contributi alle rinnovabili e queste finiscono per lo più ai ricchissimi-ammanicati, alle mafie, ai petrolieri e per inceneritori e nucleare; ma se vogliamo curarci o far studiare i ns figli adeguatamente (ma anche questa non è più garanzia che abbiano un lavoro) ci servono soldi per le visite specialistiche e per l'istruzione. (In America è anche peggio, pagano le tasse per la guerra e il terrorismo, ma se nn hanno la carta di credito muiono nei pronto soccorso).
Intanto abbiamo anche in Europa milioni di esclusi dalle attività produttive, che mai verranno riassorbiti, ma ai quali devono essere forniti mezzi minimi di consumo.
Il concetto di produzione legato all’intervento umano preponderante è stato superato a favore della fabbrica automatizzata, resiste solo nei paesi dove i salari sono subumani, per questo l'Africa, dove ignoranza e fame riescono ancora a essere il motore per la rivoluzione.
Le masse, dei paesi industrializzati pero’, devono consumare perche’ ai loro consumi è dedicata una parte importante della struttura produttiva mondiale per questo gli stati devono sussidiare queste masse, lo loro sussistenza è una forma di tassazione indiretta che grava sulle attività produttive, che nn si rialzano se il peso della tassazione rimane quella attuale.
Nel mondo il livello attuale di “non occupazione” è destinato ad essere costante, e anche questo è il vero problema che nessuno sa come risolvere, se non creando nuovi mercati dove operare nella stessa illecita maniera (qui cominiciamo a capire come inquinano e come sfruttano e i loro giochini).
Ovunque, chi tenta di governare nn regge la situazione ed è destinato a passare la mano, (vedi Zapatero quanto di più auspicabilmente di sx) per questo ci sono accordi e giochini fra le parti sia durante il governo di uno che dell'altro. Quello che mi rimane come domanda è: Pisapia rimane una speranza o è semplicemente il male minore del sistema per dirla alla Grullo...


lunedì 25 aprile 2011

Le tecnologie che non rispettano l'AMBIENTE e... L'UOMO

  Le tecnologie che non rispettano l'AMBIENTE e... L'UOMO



Il XX secolo ha rappresentato per l'uomo, l'ardire e la speranza di risolvere "tutto" con la scienza, la tecnica e il progresso, risultanti in un crescendo continuo, dalle continue ricerche e da nuove conoscenze. Oggi l'iperspecializzazione di un problema,(sia esso l'energia, i rifiuti o altro) analizzato attraverso decine e decine di regole, dlg e normative aggiunte, ha reso talmente complicato il far rispettare qualcosa, che in  qualsiasi settore si vada a cercare, ci rendiamo conto  che è proprio impossibile, date le svariate interpretazioni, raggiungere delle soluzioni di sostenibilità uomo-pianeta; ecco che così, invece di soluzioni ai problemi,abbiamo di fronte entità-società-imprese che chiamano progresso ciò che è sfruttamento sconsiderato.
Ogni sviluppo definibile veramente umano, significa sviluppo congiunto dell'autonomia-integrità del singolo-uomo, che mantiene la considerazione della partecipazione alla comunità e  al senso di appartenenza e al mantenimento del genere umano, considerato come abitante del pianeta.
INTERROGARSI sulla condizione e la qualità della vita dell'uomo, significa interrogarsi per prima cosa  sul-del contesto in cui viviamo. L'euforica ideologia umanista che indica l'uomo come  colui che detta legge sull'universo, abbiamo avuto davanti agli occhi  quel che ha prodotto, con quanto avvenuto in Giappone. Sempre, anche quando è stato mosso dalle migliori intenzioni, l'uomo si trova davanti a problemi, che non riesce a prevedere, dal momento che applica la scienza non conoscendo le nuove problematiche che si creeranno. Uno su tutti LA RIVOLUZIONE VERDE, che aveva come benefico scopo primario la soluzione della fame nei paesi poveri  attraverso la coltivazione estensiva di una sola specie altamente produttiva, e che ha dovuto per un grossolano e non previsto errore, essere rivista. Infatti l'assensa della varietà genetica, permetteva all'agente patogeno a cui questa coltivazione non poteva resistere, la totale distruzione del raccolto di un anno intero, causando nuovamente la carestia. Come d'altro canto l'irrigazione che non tiene conto della tipologia del terreno ne causa l'erosione, oppure come lo spargimento eccessivo di fertilizzante  impoverisce i suoli o i pesticidi distruggono la regolazione delle specie, facendo proliferare solo le specie magari meno utili solo perchè queste sviluppano resistenza ai parassiti, mentre le sostanze tossiche nei pesticidi, finiscono nelle nostre catene alimentari peggiorando significativamente la salute della popolazione

UOMO, lavoro, economia, denaro, sostenibilità, salute e morte che dovrebbero intersecarsi come i fili di quel tessuto dal nome PIANETA, dovrebbero essere tenute tutte in considerazione da coloro ai quali demandiamo le responsabilità di governarci. Un insieme di saperi che necessita di uomini dalla maturità e dal pensiero complesso, e che tiene conto oltre che delle variabili, perlomeno di questi parametri quando pensa di RILASCIARE AUTORIZZAZIONI che sono assolutamente arbritarie,  considerandone solo uno o al massimo due, di quelli citati.

Prossimamente sarebbe interessante col solo spirito del "puro esercizio di stile letterario" (a noi è dato solo riflettere), vedere di quante cose si dimenticano i responsabili, quando rilasciano le cosiddette AUTORIZZAZIONI DI SOSTENIBILITà AMBIENTALE (AIA).

lunedì 18 aprile 2011

"CONTROLLATO CHE SI AUTOCONTROLLA" NON ALLUCINAZIONE MA REALTA’http://www.0564news.it/notizia.asp?idn=15886

Leggere i documenti è un mestiere difficile e faticoso e su questo fa conto chiunque voglia  nascondere i fatti, ma una cosa l’abbiamo accertata: NESSUNO, ripetiamo NESSUNO, controlla quel che  fa Scarlino Energia. Non lo controllava prima, come agli atti della Commissione d’Inchiesta Pubblica, non lo fa ora.
Per capire meglio: le emissioni al camino e le analisi vengono sì presentate, le prescrizioni e l’uso di centraline vengono sì ottemperate, ma NESSUNO, e tantomeno ARPAT, è disposto a certificare che i dati presentati siano reali  e veritieri.
Ci sono casi in cui, bontà sua, l'azienda si autodenuncia, non può farne a meno, visti i numerosi fermi dell'impianto certificati, fermi in cui la temperatura scende e il rilascio di diossina aumenta ed Arpat è costretta a presentare denuncia al NOE, i Sindaci ricevono (DOPO VARI GIORNI) la comunicazione ma niente fanno, passando allegramente sopra a ogni irregolarità.
Certo ,non c'è molto da aspettarsi da Sindaci, Presidenti di Provincia e assessori regionali che considerano l'impianto da inserire in quello che presentano in ogni occasione come “la chiusura virtuosa del ciclo dei rifiuti”, ribaltando in maniera  proditoria, arbitraria  e subdola le direttive europee.
Intanto i rifiuti vanno in discarica e NOI PAGHIAMO, poi andranno alle Strillaie (e noi pagheremo) e dalle Strillaie infine andranno a finire arrostiti (E NOI PAGHEREMO ANCORA), con le nano particelle, diossina e furani a far da contorno ai nostri cibi. Ci teniamo a sottolineare che i pagamenti sono sommati gli uni agli altri, quindi paghiamo 3 volte tanto, quel che potremmo pagare una volta sola,  a cui però dovremmo anche assommare le cure per le patologie legate alle industrie, che ovunque vengono sottolineate e certificati dagli specialisti.
TANT'E' che in altre parti della Toscana (felix?) si mobilitano su questi temi ampie categorie della popolazione, come in provincia di Pisa dove abbiamo visto un documento, con le firme di 165 medici, http://www.cgcrvaldera.it/index.php?mod=read&id=1298975141 , che hanno chiesto ai politici di fermarsi, di applicare il principio di precauzione, e non permettere la costruzione di un inceneritore.
A Follonica, Scarlino, Gavorrano, i Medici sembrano vivere beati il sogno del sole-mare-pineta e dimenticano le tante, troppe persone (12 le abbiamo contate solo a Pisa) sottoposte a chemioterapia, i malati tumorali anche giovanissimi (20/30 anni),e forse anche un giuramento professionale…vorremmo si svegliassero e ci aiutassero.
Provincia e Sindaci, ultimamente ci risulta in maniera ufficiosa, il 05.03.2011 si sono trovati per cominciare a mettere le basi dell'eventuale Agenzia di Monitoraggio.
Non abbiamo visto nessun comunicato. Magari ci è sfuggito... ma è strano.
L'impressione che abbiamo è che per l'ennesima volta ci ritroveremo di fronte ai soliti comunicati pieni di buone intenzioni nella forma, ma vuoti nella sostanza: come i dati accreditati, sbandieratissimi e certificatissimi che Arpat doveva controllare e non ci sono, o come le certificazioni di Scarlino Energia firmate, NON da un tecnico specializzato, ma dall'Amministratore Delegato e da un pensionato (dal lontano 2007).
Sappiano i nostri amministratori che questa volta non vogliamo farci scippare l'Agenzia di Monitoraggio e che le richieste saranno precise da subito, anzi da prima, è già definito infatti un documento protocollo sui controlli che presto sarà presentato alla stampa.
E non solo: ogni Sindaco eletto o candidato sarà interpellato e sostenuto solo a patto che richieda a SE, all'Agenzia e quindi alla Provincia, che i controlli siano affidati al pubblico, siano rigorosi e siano i più affidabili tra quelli che la tecnologia consente. Probabilmente saranno costosi, ma la nostra salute ci è molto più cara dei profitti di Scarlino Energia.
Ma se non lo fosse anche per loro, ce lo dicano pure, noi cittadini sapremo trarne le conseguenze.

Clementina PilusoUbaldo GiardelliCircolo dei Verdi di Scarlino

mercoledì 17 novembre 2010

http://www.0564news.it/notizia.asp?idn=11889

http://www.0564news.it/notizia.asp?idn=11889

http://www.0564news.it/notizia.asp?idn=11526

Gentile Signor Presidente.....
Il Presidente della Provincia di Grosseto Leonardo Marras, nei giorni scorsi ci ha invitato a non fare i ragionieri e ad avere quello scatto d'orgoglio che contraddistingue da sempre la Maremma, un invito per gli imprenditori, che li sprona ad agire e a non lamentarsi.
Mi sforzo sempre di credere negli altri ma in questo caso mi chiedo, quanto conosca le realtà locali della Provincia e gli sforzi, in sudore debiti e lacrime, che la gente della sua Provincia, fa per andare avanti. Tutti o quasi tutti, in maniera indistinta, viviamo da anni un periodo che definire "particolarmente critico" è un gentile eufemismo.
Credo che in questo momento, non sia per nulla semplice dare speranza parlando  di Sviluppo Economico a persone giovani e non, che pur con la tutela dei sindacati, si vedono offrire 800-900 euro per un posto di contabile ...quando si sa perfettamente cosa chiede questa società in costi fissi, per farci sopravvivere.
Non credo sia sfuggito a nessuno, tanto per cambiare categoria, che i commercianti  per far andare avanti le loro piccole botteghe, se nn altro per il "servizio" che offrono nei centri urbani, si rimangiano quanto han realizzato le generazioni precedenti, oppure comunque si riempiono E VIVONO nei debiti, con i loro "scoperti di cc". E non lo fanno certo allegramente.
Mi e gli domando: Come si può parlare alle imprese suggerendo Innovazione, Coesione sociale e Sviluppo economico quando le stesse non vengono minimamente aiutate nè finanziate??? Neppure quando le imprese hanno in bilancio le famose proprietà di prima...
Come fare con le Banche, che sono le prime a non credere nelle capacità delle Pubbliche Amministrazioni di supportare nei giusti tempi il "sistema imprese grossetano", nè tantomeno credono nelle capacità delle imprese nella restituzione del debito tanto che, se parli loro di investimenti e lavoro, vista l'attuale congiuntura, ti dicono chiaramente: se ci credi organizzati e autofinanziati??? Queste cose bisogna cominciare a dirle chiaro e con dispiaciuta serenità, credo.
I nostri  PAESI di Maremma sono ancora vivibili dal punto di vista del clima e della natura, il veritiero immaginifico "Mare Sole e Pineta" funziona ancora, se pur da tempo immemore come IMMAGINE, ma allo stesso tempo il VIVERE QUI ha acquisito quella non qualità della vita che è PRIVA di senso della comunità quasi ovunque, PRIVA della cultura fresca di una volta, quando scoprire il nuovo era ascoltare l'altro che ne sapeva di più, senza per questo sentirsene minacciati; PRIVA di allegria partecipata, e anche di semplice divertimento; Come si può parlare alla gente quando tutto il "vivere comune" risulta drogato e nevrotico??. Siamo quasi ovunque di fronte, al vedere i nostri Paesi, diventare sempre più pieni di tensioni fra la gente nel "vicino circoscritto", e divenire luoghi della memoria da cui chi può, appena può, se ne ha la forza e le capacità, prova a malincuore a  fuggire.
Sono Paesi spesso abitati o dai pensionati "privilegiati" di oggi, che se la cavano con una media nazionale di 1300-1500 euro, cifra che i dipendenti della generazione successiva non guadagnano quasi mai, pur impegnandosi in un lavoro a tempo pieno; oppure dai giovani che solo in rari casi li ritrovi impegnati a pensare un modo diverso di costruire "il mondo che sarà" in loco; stretti nel loro essere il 9% della popolazione Nazionale con nessuna speranza di stare meglio in futuro, ma che si "servono" delle pensioni degli anziani e dei magri stipendi dei genitori per perpetuare uno stile di vita che nessuno eticamente può più permettersi, senza che qualcuno, abbia il coraggio di dirglielo. I più volenterosi fanno i piccioni viaggiatori, un pò qua e un pò là....
E sono Paesi abitati anche dal quel piccolo ceto medio ricco, (c'è, in ogni luogo di Maremma, ben imboscato) da cui prima venivano fuori le idee intelligenti, quelle che risolvevano i problemi delle comunità, quelli che pensavano in maniera intellettuale  produttiva e trasparente annusando il buon senso che serviva a costruire il futuro; personaggi che oggi ce li ritroviamo "inseriti" come colletti bianchi indifferenziati, sia per l'abito che per il "vivere", che riproducono passivamente e senza nessun inventiva l'accettazione solo della propria volgarità,  e quell'assenza di cultura ed educazione che rappresentano ratificando la subcultura televisiva e del gossip, rappresentanti di stereotipi da cui tendono perfino loro occasionalmente ad evadere, tutte le volte che possono. Oddio ho tracciato proprio un panorama che non mi piace...e che apparentemente non fa vedere traccia di positività, che però resta fortunatamente  implicita nella voglia di chi ogni giorno prova a fare,... finchè si ha voglia di fare.... ci sono dei margini di potenzialità. Quei margini che però han bisogno di farci sentire tutti   "Pensatori capaci" che lavorano a un obbiettivo comune: accettare il fatto che dobbiamo invertire la marcia sul "consumo", ma pensare ad altro, all'elaborazione concreta e al possibile  nuovo. Mettendo al centro del nuovo, le necessità primarie di tutti: partendo dall'uomo, dalla sua salute e dal suo lavoro; Come "pensatori capaci" però fin dalle premesse, dovremmo ridurre un certo tipo di aspettative, facendo lo sforzo di mettere insieme conoscenze-sistema e lavoro, cercando in questo modo soluzioni avanzate e sostenibili tra economia  ed ecologia, tra possibilità di lavoro e consumi, che tengono in gran conto però anche la salute dell'uomo e il rispetto dell'ambiente che non ha scorte infinite, come valori fondanti.
Pensare di fare impresa con fantasia e creatività, senza avere come supporto volontà efficienti, capaci e trasparenti nelle Pubbliche Amministrazioni e  Banche collaborative in maniera seria, è un vero suicidio. Ma se le Banche dicono che in questa Provincia il lavoro non rende più così come stanno le cose, forse qualche ragione ce l'avranno anche loro, che hanno ogni giorno sotto gli occhi quelle  imprese che non ce la fanno più a combattere non una tantum ma tutti i santi giorni come Davide, contro i Golia della globalizzazione.
Viviamo in una Provincia dove per il privato, anche il solo pensare di dover fare indagini di mercato serie, diventa e viene classificato, come intenzionalità improvvida e costosissima. Il Presidente Marras, ultimamente propone di "fare sistema" e di fare "alleanze". Io credo che ogni medaglia ha il suo rovescio, e se è vero che si può con sacrifici tradurre le difficoltà in opportunità, lo si può fare solo se tutte le parti sociali si accordano su cose semplici, parole chiare e contenuti pregni di sostanza; le parole vuote possono essere belle, ma non servono più a nessuno, inutile riempirsene la bocca, se poi nella realtà di quanto facciamo, dimentichiamo e sfuggiamo ignorandoli, i problemi legati all'ambiente e alla responsabilità sul consumo e il deturpamento del territorio..
Non è più il tempo di strappare stiracchiandola, una coperta troppo piccola per tutti; ma forse è il tempo di lavorare a consolidare la trama di quella esistente rafforzandola e tenendola di conto,  anche per averne solo un pezzetto più piccolo tutti, e anche se ci tocca restare tutti scoperti  un pò di più....e fare scelte coraggiose.
Buon Lavoro signor Presidente, a Lei e alle commissioni che si prefiggono lo sviluppo economico e le soluzioni per l'emergenza occupazionale, ne avete di lavoro da fare, noi continuiamo a lavorare come sempre, rimanendo anche in fervida attesa dei contenuti, quelli della quadratura di un cerchio, che Lei  ultimamente ci ha promesso....

domenica 5 settembre 2010

LA POLITICA e i suoi contenuti

Affrontare un argomento di tale e tanta complessità richiede credo una preparazione, a cui non mi è dato di partecipare nella sua interezza, visto la complessità e le cose che non vengono spesso neanche sussurrate. Con l’umiltà dell’esaminare quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i santi giorni, ma con l’alto ideale di chi, vive la politica solo come fruitore e osservatore, a volte tento di ratificare e stigmatizzare con le mie parole, i fatti che accadono nei dintorni. Intanto gli uomini: chiunque entri in politica, credo immagini quello che troverà; dai secoli dei secoli la politica è compromesso e ciclicità per i partecipanti. Ciclicità perché l’avvicendamento delle cose, le battaglie dei partecipanti e la vita stessa di un uomo fanno sì che, sia i problemi che i protagonisti, ogni tanto cambino. Anche se quelli bravi, vuoi per effettive capacità, vuoi perché portati al compromesso, vuoi perché imparano bene il meccanismo, li vediamo protagonisti anche locali molto a lungo (e abbiamo senatori a vita quasi centenari). Addirittura visitando l'archivio storico di Massa Marittima come osservatore ho visto cognomi uguali a quelli di oggi, nei Consigli Comunali del comprensorio, persino nel 1911...Quindi tutti sappiamo che l’ideale che abbiamo della politica, purtroppo, ha bisogno di ripensamenti e di ridimensionamenti nel momento esatto in cui viene applicato. Indubbiamente chi fa politica oggi, si trova davanti a problemi di una complessità enorme, e per riuscire ad esprimere e concretizzarne delle soluzioni, pur con le migliori intenzioni,si trova davanti a delle difficoltà, credo a volte insormontabili.
Vuoi perché spesso chi è sopra di lui non lo vuole protagonista (a proprio scapito), e vuoi soprattutto perché la soluzione ai problemi è sempre una mediazione; non è facile trovarsi ad analizzare un problema iniziale e avere la forza e la capacità di arrivare alla soluzione; la cosa può riuscire solo con la visione del pensiero complesso e articolato di tutti i partecipanti alla discussione stessa e con la volontà di tutti di perseguire l’obbiettivo "SOLUZIONE". Ognuno la vede a suo modo, ognuno persegue degli obbiettivi (di varia natura) e ognuno la vuole avere “vinta” con un livello di forza, astio e rabbiosità che nulla ha a che vedere con la seria e serena mediazione, il buon senso e il compromesso. Una coperta che i partecipanti tirano, che non basta per tutti e che a forza di essere tirata nessuno possiede, perché è talmente sfilacciata che non serve più a nessuno. Può essere questa la giusta metafora. Quindi uomini normali che sono espressione di un territorio, entrano in un meccanismo sconosciuto ai più, con davanti una parvenza di regole che richiederà da parte loro un adattamento e uno sforzo, a cui nessuno di loro credo sia preparato; sforzo che porterà con sé, come in ogni nuova situazione, incognite che certamente hanno si immaginato, ma mai nella totalità. Ecco entrare in gioco altre componenti umane individuali: il protagonismo, la voglia dei piccoli e grandi poteri, (anche se questi paiono vilipesi inizialmente dai più) la voglia di presenzialismo e di crescita del proprio potere personale, l’individualismo più sfrenato. Accanto a queste componenti assolutamente individuali e personali date dalla personalità di ogni uomo-donna e dalla sua preparazione, dobbiamo analizzare altre 2 componenti, i” bisogni” di un territorio e i”contenuti” da esprimere “, Queste DOVREBBERO ESSERE le componenti essenziali della politica. Partendo dal concetto che un politico si deve occupare della soluzione dei problemi della società che va ad amministrare (ordinari e straordinari), egli deve anche riflettere e favorire la soluzione e l’integrazione delle varie conoscenze (patrimonio mentale acquisito personale di ognuno) di fronte ai vari problemi, cercando di padroneggiare conoscenze che costantemente vanno rivisitate e rivedute, perché subentrano ogni giorno fattori, che cambiano la realtà oggettiva dei fatti e dei bisogni. Ecco già partendo da questo, ci possiamo rendere conto delle difficoltà. ENORMI, IMMENSE, quasi INSUPERABILI ai più, perché a tutto si aggiungono le conoscenze degli altri e il compromesso. Dove voglio andare a parare??? Intanto che gli uomini più che compagni di pranzi, cene e manifestazioni, dovrebbero essere compagni di studio, oltre che persone preparate. Inutile preparare programmi fatti di belle parole e pregni di contenuti bellissimi, se poi a occuparsi della politica ci sono persone che non hanno né la preparazione né la libertà di operare, persone che non sanno fare un comunicato, o persone che non conoscono le basi fondanti di educazione, etica del comportamento e non ultima la preparazione sui contenuti che andranno ad amministrare. Se un partito ha chiaro un programma Nazionale, Regionale, Provinciale e Comunale non ha bisogno che capi e capetti ogni giorno riesaminino le situazioni, tirando la famosa coperta anche da lontano. Un partito che non inizia con l’avere uomini e donne preparati che hanno ben chiari i contenuti, non può neanche ogni volta fare dei suoi uomini-donne solo degli indicatori di presenza. Non è umano, non è lecito e non è indice di rispetto nei confronti di quegli uomini e ancora meno nei confronti di chi, quegli uomini e quel partito li hanno votati. INNANZITUTTO perché il programma elettorale i cittadini oggi se lo tengono stretto e lo rileggono, facendo le loro considerazioni anche esternate pubblicamente e anche perché ne va della credibilità di quelle persone. PAROLE VUOTE??? NO, è che tra il dire e il fare...come sempre c’è di mezzo il mare.
E la realtà è un’altra, parliamo di politica ma abbiamo di fronte, in ogni schieramento, veri e propri APPARATI all’apparenza spersonalizzati DI PARTITO che colonizzano l’economia e hanno bisogno di persone “ubbidienti” che di suo nell’amministrazione di un territorio, ci mettono ben poco, se non qualche volta giocarsi la buona fede per una sistemazione. Ubbidienti e silenziosi, tanto tutti sanno che ogni parola può essere usata CONTRO; ecco che ai contenuti non ci sono neppure arrivata: tutti aspettiamo cosa ci toccherà veder cadere dall’alto. Un premio per tutti: per il cittadino qualunque problemi irrisolti, immobilismo ed economia amministrata occasionalmente e da chi non si sa, ma con i risultati che vediamo; per quelli che fanno i corrieri della parola politica un posto al sole, silenzio e qualche volta per i più coscienziosi io credo, un po' di vergogna, subito lasciata ai posteri in cambio di giustificazioni sostanziose e magari una significativa sistemazione professionale.
Quando si potrà parlare di politica nel senso alto del termine? Quando quegli stessi uomini messi in scacco dall’apparato, riescono (riusciranno?) ogni tanto ad avere uno SCATTO D’ORGOLGIO, che gli consente di riprendere in mano la capacità decisionale, riuniti tutti insieme per lavorare e amministrare il loro territorio, quel territorio a cui hanno dichiarato di essere vocati. Solo lavorando unitamente alla soluzione dei problemi partendo da quelli ordinari, si può tornare a esercitare quella politica che fa bene alla gente comune, tenendo conto nella giusta misura di quelli che sono i POTERI FORTI ma anche pensando alle necessità e ai bisogni di chi, quegli uomini li ha votati. Solo la politica che è fatta di ragionevolezza e buon senso, e rifugge da astio, personalismi, odio e vendetta ( fare un passo indietro costa un pò a tutti), dimostra di essere espressione di amore e di volere il bene di quei cittadini, dove quel passo indietro diventa "buona politica" per la gente e per "quel" territorio.
In fondo è solo ogni 5 anni che si torna alle urne...e 5 anni possono esser lunghissimi oppure brevi. L’unione ha sempre fatto la forza, e dei guelfi e ghibellini sentiamo parlare nella storia, ma la fine che han fatto s’è studiata a scuola, e di loro mi pare che non c'è rimasta traccia.
Ai cittadini di oggi basta che la politica sia in funzione e scelga il male minore, cosa non da poco quando, scegliendo il male minore si riesce a far pagare meno tutti, soprattutto se si considera il fatto, che a pagare veramente tanto sono sempre i più deboli.






Clementina Piluso